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WeAreNext 09/2025
Arrivano quasi in sordina, in un keynote guardato distrattamente, in un aggiornamento software che scarichi senza pensarci, in un accessorio che metti in tasca e che un giorno ti cambia la vita senza che tu ti sia accorto del momento esatto in cui è successo.
Il 9 settembre Apple ha mostrato gli ennesimi “piccoli passi avanti”. Fra i tanti, AirPods che rilevano la frequenza cardiaca e che in America traducono in tempo reale una conversazione.
Dettagli, diresti.
E invece è la prova di come la tecnologia stia smettendo di essere un oggetto esterno per diventare parte integrante delle nostre giornate, abbattendo barriere per renderci sempre più indipendenti.
Oggi basta aprire la videocamera e chiedere a ChatGPT di descriverti ciò che hai intorno. Se hai difficoltà a orientarti, diventa un paio di occhi in più.
Non semplicemente utile. Essenziale.
Lo stesso vale per dispositivi che già usiamo quotidianamente. Uno smartwatch, per esempio, può rilevare anomalie del battito e chiamare aiuto.
Anche le piattaforme che usiamo ogni giorno stanno preparando una silenziosissima rivoluzione epocale.
YouTube, infatti, sta introducendo il doppiaggio automatico con sincronizzazione del labiale, così un video girato a Nuova Delhi potrà essere visto in italiano con un realismo mai provato prima.
Un passo che non migliora soltanto l’accessibilità, ma che apre le porte a un sapere globale.
E poi ci sono le Startup, come AlterEgo AI che ha presentato cuffie capaci di trasformare micro-segnali muscolari in comandi per interagire con computer o agenti AI.
Già.
Micro-segnali muscolari.
Non serve più neppure muovere le labbra.
“Che esagerazione”, potresti pensare. “A cosa serve tutto questo?”, si chiederà qualcuno.
Beh, proviamo a rispondere con un altro esempio: in Australia, Synchron sta sperimentando impianti grazie ai quali un uomo paralizzato ha potuto utilizzare un iPad (e dunque comunicare e gestire dispositivi domestici) solo con il pensiero.
Quello che per qualcuno è un gadget, per altri è libertà.
Tecnologie nate per restituire voce, autonomia, possibilità, e che finiranno per ridisegnare la comunicazione quotidiana e il modo stesso in cui interagiamo con ciò che ci circonda.
E se questo accade nella vita di tutti i giorni, nelle aziende la trasformazione è pressoché identica: le nuove tecnologie non si limitano più a generare contenuti o ad automatizzare attività ripetitive, ma iniziano a prendere decisioni, coordinare processi, sciogliere nodi invisibili.
Non lavorano per te, lavorano con te, in completa autonomia.
Ed è qui che sta la sfida: non innamorarsi della novità in sé, ma capire come tutto questo possa entrare nella nostra vita e scorrere senza attrito, come un’abitudine. Non per stupire, ma per liberare tempo, energie, possibilità.
Perché oggi il vero traguardo non è avere strumenti più potenti, ma trasformare quella potenza in semplicità.