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WeAreNext 11/2025
Una volta i bambini correvano nei cortili, tornavano a casa con le mani sporche, le ginocchia sbucciate e un’educazione che si basava su “stai attento e guarda dove metti i piedi”.
Oggi, invece, tra auto autonome per under 10, smartphone per bambini e un’infinita moltitudine di giocattoli equipaggiati con AI, verrebbe quasi voglia di posare il giornale sul tavolo, sospirare forte e dire: “signora mia, si stava meglio quando si stava peggio”.
La verità è che appena leggiamo la parola “AI” accanto alla parola “bambini”, l’istinto primordiale è quello di stringere il cardigan e scuotere la testa.
Eppure, a guardare meglio, questo nuovo mondo non è affatto il mostro digitale contro cui è così semplice indignarsi.
Basta scavare poco oltre la superficie per scoprire che queste innovazioni non parlano di infanzia rubata dai chip, ma di sicurezza, autonomia, formazione, protezione, a patto che impareremo a conoscerle e sapremo come controllarle.
Oltre quello strato superficiale di diffidenza e allarmismo, infatti, scopriamo che la piccola auto autonoma non è un giocattolo bizzarro e futurista: è un laboratorio in movimento per insegnare a muoversi responsabilmente, una soluzione innovativa alla mobilità del futuro, a città sempre più connesse, a ritmi sempre più frenetici.
Lo smartphone per bambini non è l’ennesimo modo per disconnettere i più piccoli dalla realtà. Anzi, è probabilmente l’esatto opposto, grazie allo studio attento del suo design e a funzionalità che nulla hanno a che fare con un intrattenimento assuefacente e alienante. Quella continuerà ad essere roba per adulti.
I giocattoli supportati dall’intelligenza artificiale non spegneranno l’immaginazione, non sostituiranno l’interazione reale, né diventeranno mai bambole assassine. Sono piuttosto strumenti pensati per includere, aiutare, ampliare possibilità che prima non avevano nome, seguendo curiosità, età e bisogni del bambino.
Giorno dopo giorno, però, la tecnologia spinge il perimetro del familiare sempre un po’ più in là, ed è naturale domandarsi se non stiamo correndo più in fretta della nostra capacità di comprendere il cambiamento.
Perché mentre ci siamo quasi abituati a giocattoli intelligenti e smartphone per bambini, lei rilancia:
A prima vista tutto questo sembra un accumulo di eccessi, un mosaico di esperimenti ai limiti dell’assurdo.
Ma è proprio qui che il nostro sguardo deve cambiare prospettiva, perché è molto più semplice immaginare scenari alla Black Mirror che fermarsi a vedere la parte luminosa dell’innovazione.
Non siamo spettatori di un domani distopico già scritto: siamo testimoni di un passaggio di epoca, autori di un futuro che può essere migliore, più umano, più intelligente del nostro passato.
Il punto non è allontanare la tecnologia. Il punto è imparare a guidarla, a darle forma, a usarla per ampliare ciò che funziona e correggere ciò che non abbiamo mai avuto il coraggio di cambiare.
Nel resto della newsletter approfondiamo alcune delle notizie più sorprendenti di questo mese per guardarle non con gli occhi della nostalgia o del sospetto, ma con quelli della possibilità.
Il futuro, quello vero, quello che ci appartiene, è molto più promettente di qualsiasi episodio di una serie distopica.
Ed è già qui, pronto per essere costruito.